Il Bosco dei Piccoli | fascia 3-6 anni
A chi è rivolto?
Il progetto de “ il bosco dei piccoli” è rivolto ai bambini e alle bambine dai tre fino ai sei anni d’età , figli e figlie dei soci dell’associazione.
Anno di nascita
Il progetto è attivo dal luglio 2015.
Dove si trova?
La sede operativa è ubicata nel Comune di Veglio (BI) ,in centro paese si trova il rifugio
(la struttura al chiuso per i giorni di forte maltempo) e nei boschi limitrofi abbiamo costruito il campo base (luogo semi strutturato all’interno di una zona boschiva in comodato d’uso all’associazione).
Orari
Le attività dell’associazione sono aperte dal lunedì al venerdì dalle ore 8,30 fino alle 13,00.
La frequenza é libera.
Numero bambini e numero operatori
Numero massimo di bambini 18 con 2 accompagnatori presenti quotidianamente, più una terza figura educativa, per due giorni a settimana che si occupa di laboratori specifici.
Al bosco dei piccoli, i bambini sono quotidianamente immersi in un contesto naturale attivatore di processi cognitivi, che nessuna esperienza mediata dall'adulto o dalle nuove tecnologie, riesce ad innescare.
Finalità del progetto
Il progetto socio culturale , nel pieno rispetto delle caratteristiche individuali, risponde alle seguenti finalità generali.
1.Promuovere lo sviluppo della personalità individuale nelle sue componenti fisiche, affettive, emotive, cognitive, etiche e sociali;
2. Promuovere la comunicazione costruttiva tra bambini, tra bambini e adulti, e tra adulti;
3. Trasmettere il rispetto dei valori di libertà, uguaglianza, giustizia, tolleranza, solidarietà e valorizzazione e rispetto di ogni forma di diversità;
4. Rigenerare i legami di comunità;
5. Creare un contesto di accoglienza adeguato ai bisogni profondi dei bambini e delle bambine, in cui possano sentirsi accolti amorevolmente e possano iniziare le prime fasi di socializzazione.
6. Favorire una rete di socializzazione tra le famiglie attraverso degli incontri di gruppo o personali, grazie ai quali confrontarsi e sentirsi supportati nel cammino della genitorialità.
Obiettivi specifici :
Nello specifico, abbiamo posto l'accento su:
1. Relazione: grande attenzione alla relazione educativa accompagnatore-bambino, bambino- gruppo dei pari. Il rapporto numerico adulto/bambino è di 1 a 8.
Condizione imprescindibile per poter ascoltare e “sentire” i bisogni profondi dei bambini a cui ci dedichiamo.
2. Esperienza diretta o pedagogia del fare: é il principio cardine su cui si basa il nostro progetto educativo secondo il quale:"Chi ascolta dimentica, chi vede ricorda, chi fa impara".
Al bosco dei piccoli offriamo la possibilità ai nostri bambini di poter sperimentare molteplici esperienze finalizzate allo sviluppo senso-motorio come quelle relative all’aprire-chiudere, infilare-estrarre, avvitare-svitare, trasportare, nascondere, impilare, scavare, sbucciare, mescolare,battere.
Tutte queste azioni costituiscono gran parte del tempo gioco, in una ipotetica giornata tipo nel bosco e impegnano il bambino in un lavoro costruttivo, reale motore di apprendimento.
Questo apprendimento per Maria Montessori e anche per noi, avviene attraverso il movimento finalizzato, la sperimentazione sensoriale in prima persona ,l’esperienza diretta e non per imitazione, ascolto e osservazione.
3. Professionalità: l’equipe educativa è costituita da professionisti in campo educativo con formazione in pedagogia del bosco, ed esperienza ultra ventennale in servizi educativi;
4. Ampio spazio al gioco spontaneo (non mediato, né organizzato dall'adulto): perché il gioco, è un raffinato e complesso strumento di apprendimento, grazie al quale i bambini acquisiscono competenze cognitive, motorie, emotive e sociali.
L’accompagnatore ha il compito di osservare, di rimanere defilato, sempre un passo indietro. Non si impone e poco propone, non interviene nel gioco (se non è richiesta la sua presenza) interrompendo o cambiando le dinamiche. È un attento ascoltatore, non possiede tutte le risposte alle domande ma in gioco di rilanci le trova insieme al bambino.
5. Il diritto all'avventura e al selvatico: dove il rischio è considerato un'opportunità educativa per sviluppare il coraggio, l'autonomia, il problem solving e conseguentemente l'autostima.
Il pensiero e il movimento sono intimamente connessi. Il movimento ( saltare, correre, rotolarsi, arrampicare, appendersi, camminare, scivolare, fare le capriole) è parte integrante, inscindibile e fondamentale dello sviluppo dell’intelligenza del bambino. Potersi muovere liberamente in un grande spazio naturale , non strutturato dall’adulto è una grandissima occasione di apprendimento. Il movimento crea intelligenza.
6. La pedagogia dei talenti:
Vogliamo aiutare a scoprire e nutrire i talenti naturali di ciascun bambino facendo provare loro la maggior varietà di esperienze possibili, spaziando in tutte le nove intelligenze (H. Gardner).
Ci mettiamo a servizio dei bambini e delle bambine usando i nostri talenti, per aiutarli a crescere e diventare degli adulti sereni e realizzati.
Per aiutarci in questo prezioso compito, abbiamo costruito nel corso degli anni, una griglia di osservazione che tiene conto di tutti gli aspetti per noi importanti e sulla quale l’equipe degli accompagnatori si confronta per cercare la giusta strategia per ogni bambino, considerato un essere unico e irripetibile. L’obiettivo primario è il benessere del bambino e la sua serenità.
Il progetto de “ il bosco dei piccoli” è rivolto ai bambini e alle bambine dai tre fino ai sei anni d’età , figli e figlie dei soci dell’associazione.
Anno di nascita
Il progetto è attivo dal luglio 2015.
Dove si trova?
La sede operativa è ubicata nel Comune di Veglio (BI) ,in centro paese si trova il rifugio
(la struttura al chiuso per i giorni di forte maltempo) e nei boschi limitrofi abbiamo costruito il campo base (luogo semi strutturato all’interno di una zona boschiva in comodato d’uso all’associazione).
Orari
Le attività dell’associazione sono aperte dal lunedì al venerdì dalle ore 8,30 fino alle 13,00.
La frequenza é libera.
Numero bambini e numero operatori
Numero massimo di bambini 18 con 2 accompagnatori presenti quotidianamente, più una terza figura educativa, per due giorni a settimana che si occupa di laboratori specifici.
Al bosco dei piccoli, i bambini sono quotidianamente immersi in un contesto naturale attivatore di processi cognitivi, che nessuna esperienza mediata dall'adulto o dalle nuove tecnologie, riesce ad innescare.
Finalità del progetto
Il progetto socio culturale , nel pieno rispetto delle caratteristiche individuali, risponde alle seguenti finalità generali.
1.Promuovere lo sviluppo della personalità individuale nelle sue componenti fisiche, affettive, emotive, cognitive, etiche e sociali;
2. Promuovere la comunicazione costruttiva tra bambini, tra bambini e adulti, e tra adulti;
3. Trasmettere il rispetto dei valori di libertà, uguaglianza, giustizia, tolleranza, solidarietà e valorizzazione e rispetto di ogni forma di diversità;
4. Rigenerare i legami di comunità;
5. Creare un contesto di accoglienza adeguato ai bisogni profondi dei bambini e delle bambine, in cui possano sentirsi accolti amorevolmente e possano iniziare le prime fasi di socializzazione.
6. Favorire una rete di socializzazione tra le famiglie attraverso degli incontri di gruppo o personali, grazie ai quali confrontarsi e sentirsi supportati nel cammino della genitorialità.
Obiettivi specifici :
Nello specifico, abbiamo posto l'accento su:
1. Relazione: grande attenzione alla relazione educativa accompagnatore-bambino, bambino- gruppo dei pari. Il rapporto numerico adulto/bambino è di 1 a 8.
Condizione imprescindibile per poter ascoltare e “sentire” i bisogni profondi dei bambini a cui ci dedichiamo.
2. Esperienza diretta o pedagogia del fare: é il principio cardine su cui si basa il nostro progetto educativo secondo il quale:"Chi ascolta dimentica, chi vede ricorda, chi fa impara".
Al bosco dei piccoli offriamo la possibilità ai nostri bambini di poter sperimentare molteplici esperienze finalizzate allo sviluppo senso-motorio come quelle relative all’aprire-chiudere, infilare-estrarre, avvitare-svitare, trasportare, nascondere, impilare, scavare, sbucciare, mescolare,battere.
Tutte queste azioni costituiscono gran parte del tempo gioco, in una ipotetica giornata tipo nel bosco e impegnano il bambino in un lavoro costruttivo, reale motore di apprendimento.
Questo apprendimento per Maria Montessori e anche per noi, avviene attraverso il movimento finalizzato, la sperimentazione sensoriale in prima persona ,l’esperienza diretta e non per imitazione, ascolto e osservazione.
3. Professionalità: l’equipe educativa è costituita da professionisti in campo educativo con formazione in pedagogia del bosco, ed esperienza ultra ventennale in servizi educativi;
4. Ampio spazio al gioco spontaneo (non mediato, né organizzato dall'adulto): perché il gioco, è un raffinato e complesso strumento di apprendimento, grazie al quale i bambini acquisiscono competenze cognitive, motorie, emotive e sociali.
L’accompagnatore ha il compito di osservare, di rimanere defilato, sempre un passo indietro. Non si impone e poco propone, non interviene nel gioco (se non è richiesta la sua presenza) interrompendo o cambiando le dinamiche. È un attento ascoltatore, non possiede tutte le risposte alle domande ma in gioco di rilanci le trova insieme al bambino.
5. Il diritto all'avventura e al selvatico: dove il rischio è considerato un'opportunità educativa per sviluppare il coraggio, l'autonomia, il problem solving e conseguentemente l'autostima.
Il pensiero e il movimento sono intimamente connessi. Il movimento ( saltare, correre, rotolarsi, arrampicare, appendersi, camminare, scivolare, fare le capriole) è parte integrante, inscindibile e fondamentale dello sviluppo dell’intelligenza del bambino. Potersi muovere liberamente in un grande spazio naturale , non strutturato dall’adulto è una grandissima occasione di apprendimento. Il movimento crea intelligenza.
6. La pedagogia dei talenti:
Vogliamo aiutare a scoprire e nutrire i talenti naturali di ciascun bambino facendo provare loro la maggior varietà di esperienze possibili, spaziando in tutte le nove intelligenze (H. Gardner).
Ci mettiamo a servizio dei bambini e delle bambine usando i nostri talenti, per aiutarli a crescere e diventare degli adulti sereni e realizzati.
Per aiutarci in questo prezioso compito, abbiamo costruito nel corso degli anni, una griglia di osservazione che tiene conto di tutti gli aspetti per noi importanti e sulla quale l’equipe degli accompagnatori si confronta per cercare la giusta strategia per ogni bambino, considerato un essere unico e irripetibile. L’obiettivo primario è il benessere del bambino e la sua serenità.
Proposta formativa 2023- 2024
✔ Avvicinamento allo yoga
✔ Musica e canti ✔ Riconoscimento tracce e fatte di animali ✔ Laboratorio di falegnameria ✔ Laboratorio di cucina sul fuoco ✔ Bicicletta ✔ Ascolto e lettura di racconti e fiabe ✔ Kamishibai ✔ Escursioni sul territorio e uscite culturali ✔ Giochi con le corde ✔ Orto ✔ Corso di nuoto |
✔ Cura degli animali da fattoria
✔ Avvicinamento ai mestieri antichi contadini ✔ Laboratori artistici con creta, acquarelli, estrazione di colori naturali dalle verdure e dai fiori, pastelli a cera naturali. ✔ Riconoscimento erbe e fiori commestibili e non (food foragin) ✔ Laboratori di rielaborazione dei materiali naturali ✔ Potenziamento intelligenza matematica e intelligenza linguistica attraverso materiale naturale semi-strutturato in autocostruzione. ✔ Corso di sci a Bielmonte |
Che cosa si impara al “bosco”?
Buone pratiche per esploratori provetti.
A camminare con lo sguardo verso l'alto per controllare che non ci siano rami penzolanti e pericolanti. A camminare al centro del sentiero, soprattutto nelle vicinanze di rive scoscese o burroni. A non infilare le mani in buchi o tane, si può usare il bastone (in questo caso utilissimo) per scoprire quanto la tana è profonda e fare altre osservazioni. |
A tornare ad una dimensione naturale quasi dimenticata. Il sottobosco infatti è abitato da animaletti fastidiosi (acari, zanzare, tafani, pulci) e altri pericolosi (zecche, serpenti, ragni). Per tutelarci occorre l'abbigliamento giusto. Sempre pantaloni lunghi e attillati e d'estate se il caldo è opprimente pantaloncini corti ma calze lunghe. Sempre gli scarponi ai piedi. A conoscere e distinguere i frutti e le erbe commestibili e non che il bosco regala, sempre dietro supervisione dell'adulto. |
A raccogliere pietre e sassolini, imparando che non possiamo lanciarli giù per i sentieri. E' possibile infatti che nel bosco ci siano altri escursionisti o animali vaganti. A camminare nei boschi e nei sentieri scoscesi, anche a passo deciso. I bambini più grandi che hanno raggiunto le competenze necessarie possono andare in esplorazione in piccoli gruppi rimanendo a vista. Verrà insegnato loro ad orientarsi, cercando punti di riferimento per tentare di tornare al campo base senza i suggerimenti dell'adulto che invece di aprire la fila, rimane defilato (orienteering). I bambini devono rispettare un'unica regola: rimanere a vista. |
Come proponiamo le attività? E quali sono?
Al bosco dei piccoli abbiamo deciso di far fiorire i nostri talenti, usando lo stesso sguardo educativo che rivolgiamo ai nostri bambini.
Ma come proponiamo le attività? E quali sono?
È importantissimo specificare che le attività sono sempre proposte e mai imposte. Si favorisce il lavoro in piccoli gruppi, formati secondo gli interessi e gli scopi comuni tra bambini e non a tavolino. Non c’è un programma didattico da rispettare, ogni bambino apprende secondo le opportunità dell’ambiente e la propria motivazione intrinseca. C’è grande spazio per il gioco spontaneo, che viene riconosciuto come primo e più efficace strumento per l’apprendimento guidato dal bambino.
Se proprio vogliamo parlare di programmazione possiamo dire che nelle pedagogia del bosco è "emergente", cioè non viene decisa a priori ma nasce organicamente o meglio ancora spontaneamente dal processo di interazione tra interessi dei bambini e rilanci degli adulti. In un grande gioco di domande e curiosità.
Partendo da queste due imprescindibili premesse e dalla passione che vogliamo trasmettere ai bambini soprattutto emozionandoli, ognuno di noi propone delle attività.
Ma come proponiamo le attività? E quali sono?
È importantissimo specificare che le attività sono sempre proposte e mai imposte. Si favorisce il lavoro in piccoli gruppi, formati secondo gli interessi e gli scopi comuni tra bambini e non a tavolino. Non c’è un programma didattico da rispettare, ogni bambino apprende secondo le opportunità dell’ambiente e la propria motivazione intrinseca. C’è grande spazio per il gioco spontaneo, che viene riconosciuto come primo e più efficace strumento per l’apprendimento guidato dal bambino.
Se proprio vogliamo parlare di programmazione possiamo dire che nelle pedagogia del bosco è "emergente", cioè non viene decisa a priori ma nasce organicamente o meglio ancora spontaneamente dal processo di interazione tra interessi dei bambini e rilanci degli adulti. In un grande gioco di domande e curiosità.
Partendo da queste due imprescindibili premesse e dalla passione che vogliamo trasmettere ai bambini soprattutto emozionandoli, ognuno di noi propone delle attività.
Con Claudia 👩🏻si può fare avvicinamento allo yoga e alla meditazione. Imparare l’uso del respiro per rilassarsi o piccole pratiche per favorire la concentrazione (tratack) e ad ascoltare la musica mentre si colora un mandala. Oppure andare alla ricerca di tracce e fatte di animali, per imparare a riconoscerli, ad ascoltare la narrazione di storie inventate sugli abitanti del magico bosco o letture meravigliose sulla natura, utilizzando anche il mitico Kamishibai. A fare musica con il corpo, con la voce e con gli strumenti a percussione.
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Con Mattia 👨🏻si impara ad andare in bicicletta, a riconoscere gli alberi, a curare l’orto, ad accendere e curare il fuoco.
Ci si incammina per escursioni avventurose, per sentirti impervi ma pieni di bellissime sorprese. Si impara ad aggiustare una gomma bucata. Ci si avvicina al mondo contadino e agli antichi mestieri. Mattia ha un cane Pooka 🐶 che lo accompagna sempre ed è diventato il quarto accompagnatore del bosco. |
Obiettivi educativi
1. Approccio Olistico all'apprendimento e allo sviluppo dei bambini:
2. Ogni bambino è unico e competente:
3. I bambini apprendono in modo attivo e interattivo:
4. I bambini hanno bisogno di esperienze di vita reale vissute in prima persona (pedagogia del fare):
5. I bambini prosperano in ambienti a loro misura:
6. I bambini hanno bisogno di tempo per sperimentare e sviluppare pensiero critico:
7. L'apprendimento deriva da interazioni sociali:
- Conoscere e avere rispetto per se stessi, autostima.
- Conoscere e rispettare gli altri.
- Resilienza: superare le difficoltà e affrontare le sfide.
- Senso estetico: apprezzare il bello dei paesaggi naturali per mantenere il senso di stupore e meraviglia nella vita.
2. Ogni bambino è unico e competente:
- Teorie delle intelligenze multiple di Gardner: tutti possiedono tipi e livelli di intelligenze diverse. Esiste anche l'intelligenza naturalistica.
- Esperienza ottimale o flusso (Csikszentmihalyi).
3. I bambini apprendono in modo attivo e interattivo:
- Gioco spontaneo.
- Esperienza diretta nel mondo reale.
- Apprendimento per prove ed errori.
- Attività e domande aperte, senza obiettivi e risposte predeterminate.
4. I bambini hanno bisogno di esperienze di vita reale vissute in prima persona (pedagogia del fare):
- Imparare attraverso la partecipazione a compiti della vita quotidiana, in situazioni reali e con attrezzi e materiali veri.
5. I bambini prosperano in ambienti a loro misura:
- Tenere i materiali alla loro altezza e avere mobili a loro misura (Montessori).
- Prevedere spazi per gli effetti personali.
- Tener conto dei loro ritmi e dei loro bisogni nell'organizzazione degli spazi e dei tempi.
6. I bambini hanno bisogno di tempo per sperimentare e sviluppare pensiero critico:
- Ripetizione dei giochi, libertà di sperimentare con le infinite combinazioni di giochi e materiali “aperti”.
- Creare proprie teorie sul mondo.
- Creare e condividere una cultura con i propri pari.
7. L'apprendimento deriva da interazioni sociali:
- Importanza di adulti attenti e affettuosi che hanno fiducia in loro.
- Importanza delle competenze sociali apprese tramite il gioco.
- Importanza della zona di sviluppo prossimale (Vygotsky).
Principi ispiratori
Al Bosco dei Piccoli ci ispiriamo ai grandi pensatori e pedagogisti che sentiamo vicini alla nostra idea di educazione. Sentiamo risuonare in noi tante delle loro teorie e ne attingiamo come linfa vitale.
«A partire dal 1700 e per tutto il 1900, numerosi studiosi hanno affrontato il tema dell’importanza dell’ambiente naturale per lo sviluppo dei bambini, individuando nella natura non solo un sano contesto di vita, ma un ambiente d’apprendimento all’interno del quale potersi incamminare nella conoscenza del mondo, di sé e dell’altro, e crescere integri nel corpo, nella mente e nello spirito.»
Qui di seguito citiamo alcuni degli autori a cui facciamo riferimento:
Jean-Jacques Rousseau (1712-1778): asserisce che l’educazione deve avvenire a stretto contatto con l’ambiente naturale e deve essere improntata sulla centralità dei bisogni più profondi ed essenziali del bambino e sul rispetto dei suoi ritmi di crescita.
Friedrich Froebel (1782-1852): fondatore dei giardini d’infanzia crede fermamente che lo scopo dell’attività educativa è aspirare al raggiungimento dell’unità tra uomo – natura – divino. Bisogna dare al bambino la possibilità di immergersi nella natura, sperimentarla, parteciparvi con sentimento, riviverla attraverso l’arte e il gioco libero.
Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827): l’educazione è integrale e riguarda il cuore, la mente e la mano del bambino. Il cuore, ovvero l’intuizione segue la natura e si sviluppa nei cinque sensi. La mente riguarda l’esperienza, ovvero la conoscenza diretta delle cose. La mano riguarda il lavoro, quindi dare valore anche a laboratori pratici (es. falegnameria, orto ecc..).
Sorelle Agazzi (Rosa, 1866-1951 e Carolina 1870-1945): nelle esperienze educative proposte nelle scuole fondate dalle sorelle Agazzi il bambino è al centro ed è un soggetto attivo con interessi e bisogni propri. Privilegiano i materiali poveri, che chiamano "cianfrusaglie".
Maria Montessori (1870-1952): "il bambino è il nostro maestro". L'adulto deve saper cogliere il talento del bambino e cercare di favorire la sua autonomia. Emerge l’importanza del contatto con la natura per l’apprendimento del bambino, attraverso lo studio del mondo animale e vegetale, la cura dell’orto e del giardino; attività che accrescono nel bambino il sentimento della natura inteso come attenzione e cura verso ciò che lo circonda.
Loris Malaguzzi (1920-1994): il bambino è un soggetto attivo e pensante e ha molteplici linguaggi a attitudini che vengono messe in gioco nell’esperienza di apprendimento. L’adulto ha il ruolo di osservatore, non deve sostituirsi mai al bambino nella sua esplorazione, lasciandolo libero di sperimentare.
Jean Piaget(1896-1980): da sempre considerato uno dei massimi esponenti dello studio dello sviluppo della cognizione e del pensiero infantile, si riconosce al bambino, fin da piccolo, una forte pulsione a conoscere.
Piaget sostiene che il bambino inizia a conoscere, fin dai primi mesi di vita, la realtà attraverso l'uso dei sensi e che necessita di una certa quantità di esperienza, per arrivare gradatamente alla formazione dei concetti.
Per Piaget il pensiero nasce a partire dalle azioni e, durante la maturazione del sistema nervoso, costruisce lentamente un repertorio di azioni e la progressiva consapevolezza dei loro effetti.
Lo spazio esterno permette al bambino di fare esperienze cognitive fondamentali, contribuendo allo sviluppo e all'acquisizione della dimensione spaziale e delle relazioni causa-effetto.
Edward Wilson (1929): nel 1984 ha formulato l'ipotesi che gli esseri umani sono predisposti biologicamente a cercare il contatto con le forme naturali (biofilia); l’istintivo interesse per le forme viventi costituisce il primo passo per decentrarsi da sé stessi e provare un senso di affiliazione con gli altri esseri viventi.
Howard Gardner (1943): docente di Scienze dell’educazione e Psicologia all’università di Harvard, con la teoria delle intelligenze multiple ci spiega la natura della mente e delle sue potenzialità e ci parla di bisogni, perché ogni bambino ha una sua modalità di apprendimento, che può privilegiare l’uso di una certa intelligenza piuttosto che di un’altra. Non ultimo ci parla di responsabilità educativa perché le intelligenze per svilupparsi hanno bisogno di un determinato ambiente e di precisi stimoli. L’ambiente naturale risulta così il più favorevole allo sviluppo di numerose intelligenze come l’intelligenza corporeo cinestetica e quella visivo/spaziale.
Paulo Freire (1921-1997): professore universitario e importante pedagogista brasiliano, nel 1992 coniò per la prima volta il termine Ecopedagogia. Secondo il pensiero di Freire, l'Ecopedagogia non è solo educazione esperienziale fatta di attività all'aperto e contatto con la natura. Essa individua nella critica e nella comprensione gli strumenti principali a disposizione per cambiare le sorti del mondo. L’Ecopedagogia di Freire costituisce un progetto educativo il cui scopo è quello di insegnare alla nuove generazioni ad affrontare i problemi del reale e della quotidianità con l'azione, la creatività e il dialogo per andare verso una crescita sostenibile, fondata sul rispetto per la natura, i diritti umani universali, la giustizia economica e una cultura della pace.
Emmi Pikler (1902-1984): pediatra, ricercatrice e direttrice dell'Istituto Loczy di Metodologia dell'educazione e della cura della prima infanzia a Budapest, per lei il dono più grande che il bambino può ricevere dall'adulto che si prende cura di lui fin dalla primissima età, sono uno spazio e un tempo sufficienti per sperimentare le proprie possibilità autonome di apprendimento, in completa armonia con il proprio livello di maturità, con gli interessi e le iniziative di ogni momento.
Il movimento libero, basato sull’attività autonoma, favorisce nel bambino la scoperta delle sue capacità, l’apprendimento diretto a partire dalle scoperte compiute, la costruzione della propria immagine corporea.
All’adulto spetta il compito di offrire al bambino un ambiente protetto e le condizioni per la motricità libera e per l’iniziativa autonoma.
Questa tutela e supporto si traducono in conoscenza, e quindi attenzione, per ciò che il bambino sta vivendo e facendo, riconoscimento e rispetto per la sperimentazione che sta compiendo, garanzia delle condizioni adeguate, condivisione di tutto il piacere per le macro e microconquiste progressive.
Rudolf Steiner (1861-1925): fondatore della pedagogia Waldorf. Per lui durante i primi sette anni di vita del bambino, si formano i quattro sensi del tatto, del movimento, dell’equilibrio e della vita, sensi ai quali l’educazione deve rivolgere particolare attenzione e per i quali la natura vivente costituisce l’ambiente privilegiato di sviluppo. Nella natura il bambino può godere della massima libertà di movimento, può sperimentare ogni sorta di gioco di equilibrio su sassi, tronchi, rami, ha a disposizione la più ricca varietà di oggetti, materiali e superfici con i quali entrare in contatto; all’aria aperta e a contatto con i processi di vita del mondo naturale può sviluppare un sano senso della vita.
Particolare importanza viene quindi data a tutte quelle attività ed esperienze che permettono ai bambini di sviluppare le loro facoltà sensoriali, favorendo così una sana percezione di sé e del mondo circostante, qualità fondamentali per ogni futuro apprendimento: le esperienze sensoriali vissute con calore e gioiosa vitalità accompagnano infatti un sano processo di crescita.
Ciò che educa e forma il bambino, lasciando una profonda traccia nel suo linguaggio, nei suoi sentimenti, nel suo modo di pensare e di agire, sono non solo il gesto esteriore, ma anche l'atteggiamento interiore delle persone che lo circondano. Fondamentale è quindi che si crei un ambiente sicuro, amorevole e curato, in cui le attività possano realizzarsi in un contesto pieno di significato, in cui si possano stabilire buone abitudini di comportamento e si possa godere del mondo naturale.
Gianfranco Zavalloni (1957-2012): la sua idea di scuola e di educazione ha conquistato migliaia di insegnanti, educatori e genitori in tutta Italia e celebre è rimasto il suo decalogo sui diritti dei bambini:
1. Il diritto all'ozio: a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti.
2. Il diritto a sporcarsi: a giocare con la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, l’acqua, i sassi, i rametti.
3. Il diritto agli odori: a percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura.
4. Il diritto al dialogo: ad ascoltatore e poter prendere la parola, interloquire e dialogare.
5. Il diritto all'uso delle mani: a piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare, incollare, plasmare la creta, legare corde, accendere un fuoco.
6. Il diritto ad un buon inizio: a mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura.
7. Il diritto alla strada: a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade.
8. Il diritto al selvaggio: a costruire un rifugio-gioco nei boschetti, ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi.
9. Il diritto al silenzio: ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua.
10. Il diritto alle sfumature: a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare, nella notte, la luna e le stelle.
Mettersi nei panni di bambini e bambine è l’operazione che Gianfranco Zavalloni ha fatto per poter scrivere questi diritti, che ha individuato come esigenze irrinunciabili dell’infanzia.
«A partire dal 1700 e per tutto il 1900, numerosi studiosi hanno affrontato il tema dell’importanza dell’ambiente naturale per lo sviluppo dei bambini, individuando nella natura non solo un sano contesto di vita, ma un ambiente d’apprendimento all’interno del quale potersi incamminare nella conoscenza del mondo, di sé e dell’altro, e crescere integri nel corpo, nella mente e nello spirito.»
Qui di seguito citiamo alcuni degli autori a cui facciamo riferimento:
Jean-Jacques Rousseau (1712-1778): asserisce che l’educazione deve avvenire a stretto contatto con l’ambiente naturale e deve essere improntata sulla centralità dei bisogni più profondi ed essenziali del bambino e sul rispetto dei suoi ritmi di crescita.
Friedrich Froebel (1782-1852): fondatore dei giardini d’infanzia crede fermamente che lo scopo dell’attività educativa è aspirare al raggiungimento dell’unità tra uomo – natura – divino. Bisogna dare al bambino la possibilità di immergersi nella natura, sperimentarla, parteciparvi con sentimento, riviverla attraverso l’arte e il gioco libero.
Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827): l’educazione è integrale e riguarda il cuore, la mente e la mano del bambino. Il cuore, ovvero l’intuizione segue la natura e si sviluppa nei cinque sensi. La mente riguarda l’esperienza, ovvero la conoscenza diretta delle cose. La mano riguarda il lavoro, quindi dare valore anche a laboratori pratici (es. falegnameria, orto ecc..).
Sorelle Agazzi (Rosa, 1866-1951 e Carolina 1870-1945): nelle esperienze educative proposte nelle scuole fondate dalle sorelle Agazzi il bambino è al centro ed è un soggetto attivo con interessi e bisogni propri. Privilegiano i materiali poveri, che chiamano "cianfrusaglie".
Maria Montessori (1870-1952): "il bambino è il nostro maestro". L'adulto deve saper cogliere il talento del bambino e cercare di favorire la sua autonomia. Emerge l’importanza del contatto con la natura per l’apprendimento del bambino, attraverso lo studio del mondo animale e vegetale, la cura dell’orto e del giardino; attività che accrescono nel bambino il sentimento della natura inteso come attenzione e cura verso ciò che lo circonda.
Loris Malaguzzi (1920-1994): il bambino è un soggetto attivo e pensante e ha molteplici linguaggi a attitudini che vengono messe in gioco nell’esperienza di apprendimento. L’adulto ha il ruolo di osservatore, non deve sostituirsi mai al bambino nella sua esplorazione, lasciandolo libero di sperimentare.
Jean Piaget(1896-1980): da sempre considerato uno dei massimi esponenti dello studio dello sviluppo della cognizione e del pensiero infantile, si riconosce al bambino, fin da piccolo, una forte pulsione a conoscere.
Piaget sostiene che il bambino inizia a conoscere, fin dai primi mesi di vita, la realtà attraverso l'uso dei sensi e che necessita di una certa quantità di esperienza, per arrivare gradatamente alla formazione dei concetti.
Per Piaget il pensiero nasce a partire dalle azioni e, durante la maturazione del sistema nervoso, costruisce lentamente un repertorio di azioni e la progressiva consapevolezza dei loro effetti.
Lo spazio esterno permette al bambino di fare esperienze cognitive fondamentali, contribuendo allo sviluppo e all'acquisizione della dimensione spaziale e delle relazioni causa-effetto.
Edward Wilson (1929): nel 1984 ha formulato l'ipotesi che gli esseri umani sono predisposti biologicamente a cercare il contatto con le forme naturali (biofilia); l’istintivo interesse per le forme viventi costituisce il primo passo per decentrarsi da sé stessi e provare un senso di affiliazione con gli altri esseri viventi.
Howard Gardner (1943): docente di Scienze dell’educazione e Psicologia all’università di Harvard, con la teoria delle intelligenze multiple ci spiega la natura della mente e delle sue potenzialità e ci parla di bisogni, perché ogni bambino ha una sua modalità di apprendimento, che può privilegiare l’uso di una certa intelligenza piuttosto che di un’altra. Non ultimo ci parla di responsabilità educativa perché le intelligenze per svilupparsi hanno bisogno di un determinato ambiente e di precisi stimoli. L’ambiente naturale risulta così il più favorevole allo sviluppo di numerose intelligenze come l’intelligenza corporeo cinestetica e quella visivo/spaziale.
Paulo Freire (1921-1997): professore universitario e importante pedagogista brasiliano, nel 1992 coniò per la prima volta il termine Ecopedagogia. Secondo il pensiero di Freire, l'Ecopedagogia non è solo educazione esperienziale fatta di attività all'aperto e contatto con la natura. Essa individua nella critica e nella comprensione gli strumenti principali a disposizione per cambiare le sorti del mondo. L’Ecopedagogia di Freire costituisce un progetto educativo il cui scopo è quello di insegnare alla nuove generazioni ad affrontare i problemi del reale e della quotidianità con l'azione, la creatività e il dialogo per andare verso una crescita sostenibile, fondata sul rispetto per la natura, i diritti umani universali, la giustizia economica e una cultura della pace.
Emmi Pikler (1902-1984): pediatra, ricercatrice e direttrice dell'Istituto Loczy di Metodologia dell'educazione e della cura della prima infanzia a Budapest, per lei il dono più grande che il bambino può ricevere dall'adulto che si prende cura di lui fin dalla primissima età, sono uno spazio e un tempo sufficienti per sperimentare le proprie possibilità autonome di apprendimento, in completa armonia con il proprio livello di maturità, con gli interessi e le iniziative di ogni momento.
Il movimento libero, basato sull’attività autonoma, favorisce nel bambino la scoperta delle sue capacità, l’apprendimento diretto a partire dalle scoperte compiute, la costruzione della propria immagine corporea.
All’adulto spetta il compito di offrire al bambino un ambiente protetto e le condizioni per la motricità libera e per l’iniziativa autonoma.
Questa tutela e supporto si traducono in conoscenza, e quindi attenzione, per ciò che il bambino sta vivendo e facendo, riconoscimento e rispetto per la sperimentazione che sta compiendo, garanzia delle condizioni adeguate, condivisione di tutto il piacere per le macro e microconquiste progressive.
Rudolf Steiner (1861-1925): fondatore della pedagogia Waldorf. Per lui durante i primi sette anni di vita del bambino, si formano i quattro sensi del tatto, del movimento, dell’equilibrio e della vita, sensi ai quali l’educazione deve rivolgere particolare attenzione e per i quali la natura vivente costituisce l’ambiente privilegiato di sviluppo. Nella natura il bambino può godere della massima libertà di movimento, può sperimentare ogni sorta di gioco di equilibrio su sassi, tronchi, rami, ha a disposizione la più ricca varietà di oggetti, materiali e superfici con i quali entrare in contatto; all’aria aperta e a contatto con i processi di vita del mondo naturale può sviluppare un sano senso della vita.
Particolare importanza viene quindi data a tutte quelle attività ed esperienze che permettono ai bambini di sviluppare le loro facoltà sensoriali, favorendo così una sana percezione di sé e del mondo circostante, qualità fondamentali per ogni futuro apprendimento: le esperienze sensoriali vissute con calore e gioiosa vitalità accompagnano infatti un sano processo di crescita.
Ciò che educa e forma il bambino, lasciando una profonda traccia nel suo linguaggio, nei suoi sentimenti, nel suo modo di pensare e di agire, sono non solo il gesto esteriore, ma anche l'atteggiamento interiore delle persone che lo circondano. Fondamentale è quindi che si crei un ambiente sicuro, amorevole e curato, in cui le attività possano realizzarsi in un contesto pieno di significato, in cui si possano stabilire buone abitudini di comportamento e si possa godere del mondo naturale.
Gianfranco Zavalloni (1957-2012): la sua idea di scuola e di educazione ha conquistato migliaia di insegnanti, educatori e genitori in tutta Italia e celebre è rimasto il suo decalogo sui diritti dei bambini:
1. Il diritto all'ozio: a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti.
2. Il diritto a sporcarsi: a giocare con la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, l’acqua, i sassi, i rametti.
3. Il diritto agli odori: a percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura.
4. Il diritto al dialogo: ad ascoltatore e poter prendere la parola, interloquire e dialogare.
5. Il diritto all'uso delle mani: a piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare, incollare, plasmare la creta, legare corde, accendere un fuoco.
6. Il diritto ad un buon inizio: a mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura.
7. Il diritto alla strada: a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade.
8. Il diritto al selvaggio: a costruire un rifugio-gioco nei boschetti, ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi.
9. Il diritto al silenzio: ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua.
10. Il diritto alle sfumature: a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare, nella notte, la luna e le stelle.
Mettersi nei panni di bambini e bambine è l’operazione che Gianfranco Zavalloni ha fatto per poter scrivere questi diritti, che ha individuato come esigenze irrinunciabili dell’infanzia.